Un cimitero, la provincia, una pelliccia da Sciura e un album che è tutto fuorché convenzionale. cmqmartina torna con Brianzola Issues, un disco crudo, sincero e politicamente carico che racconta la sua quotidianità tra Monza e pensieri tristi da vendere su Vinted.
In questa chiacchierata cmqmartina ci parla di infanzia, rave, amore, rabbia, repressione dei diritti LGBTQIA+ perchè “la verità è che noi froci siamo spacciati!” e di quella voglia disperata di restare reali, anche quando tutti vogliono solo una hit.

Ciao Martina, che ricordo hai di questo shooting al cimitero?
È stato stupendo, mi sono super divertita. Esteticamente era tutto molto austero e anche suggestivo. Il cimitero è un luogo che mi ha sempre attratta e ci sta con la provincia che racconto nell’album.
L’ispirazione è stata la canzone “Bimbi di strada”, dove parli della tua infanzia in provincia: le corse in bici, le chiacchiere sui binari del treno. Io ricordo che da ragazzino, la notte, entravamo nei cimiteri come prova di coraggio. In campagna è facile…
Lo ricordo benissimo, anche per me era una sorta di gioco e allo stesso tempo un contesto pauroso. È un luogo che mi ha sempre attratta, forse perché non vedo l’ora di starmene in pace a dormire! Ahahahah! Ci sono tombe più grandi di casa mia!

Come nasce il titolo Brianzola Issues e il concept del disco?
È nato in modo molto naturale. Ero ferma da un po’ e cominciavo a collezionare pezzi senza l’idea di fare un album. A un certo punto ne ho 7-8 e decido di raggrupparli. Apro Soundcloud e mi chiedo: “Come chiamo la cartella?”. E d’istinto ho scritto Brianzola Issues, perché sostanzialmente sono io che racconto i cazzi miei. Quando poi è nata l’idea di fare il disco, ho passato mesi a cercare un titolo per poi rendermi conto che ce l’avevo già davanti agli occhi. Il resto è nato conseguentemente, in modo naturale.
La foto della cover sono io nella mia quotidianità: io in bicicletta che me ne vado in giro per Monza con la pelliccia da Sciura. Volevo restare quotidiana, reale e cruda.
Peraltro, la pelliccia l’ho presa al mercatino della chiesa, quindi donata da qualche sciura doc che andava a messa al Duomo di Monza con la permanente fresca.

In Brianzola Issues non ci sono feat., ma hai usato i produttori come se fossero dei feat. Sbaglio?
Vero. Non sono mai stata legata ai feat., ne ho fatti pochissimi. Quando metto la testa in un progetto, faccio fatica a includere qualcuno che viene dall’esterno. Mi sono concentrata così tanto sul concept del disco, sull’idea creativa e su quella musicale, che la mossa del feat. non mi è nemmeno passata per la mente. Come dici tu, ho usato i produttori come se fossero feat.: li ho scelti con cura, sono persone che stimo tantissimo, artisticamente e umanamente, con cui avevo già un rapporto.
Sono persone con cui condivido la stessa visione della musica e con cui ho creato canzoni che ci piacciono davvero, per sentirci vivi. Nulla è stato pensato a tavolino per finire nella playlist di Spotify. Ceri, Estremo, Bertolotti, OKGIORGIO e gli SPX sono i musicisti e produttori con cui ho cominciato il progetto cmqmartina, e saranno anche la mia band in tour. Sono fighissimi. Il live con la band ha un impatto visivo fortissimo e, anche se non lo penseresti, le mie canzoni suonate dal vivo sono una bomba.
Io ci metto la faccia, la voce, scrivo i testi, però musicalmente la responsabilità è condivisa. È molto bello che cmqmartinanon non sia solo io, ma anche i produttori che scrivono i pezzi con me.
È fondamentale che ci sia la loro identità. Io da sola non potrei fare niente, e a tutti loro ho chiesto di fare cose di loro gusto, perché è quello che mi piace.

A Milano farai tappa al MI AMI. Che effetto ti fa questo ritorno?
È un onore per me essere stata scelta nel cast del MI AMI, perché non è scontato stare in mezzo ad artisti di alto calibro. Sapere che hanno una buona opinione del mio progetto mi fa molto piacere.
Torniamo al disco. Hai detto che è un album che parla molto di te, ma ha anche un risvolto politico, lancia dei messaggi. Kids Never Sleep è un brano manifesto. Come è nata?
Non credo sia una canzone semplice, ha una struttura particolare e va capita, musicalmente e testualmente. L’ho scritta con Ceri. Un giorno in studio è nato questo pezzo fuori di testa.
Le frasi del testo di Kids Never Sleep vengono dagli striscioni e dai cori di una manifestazione che c’è stata a Monza, me li sono appuntati. Ad esempio: “Anche se il cielo è nero, noi non ce ne andremo” o “1312”. Il senso è quello della ribellione, dell’insoddisfazione, quindi della rivolta.
È stato il primo pezzo che ho fatto uscire dal disco. Non pubblicavo nulla da due anni e mi sembrava il modo giusto per dire: “Eccomi, sono tornata!”. Ho dovuto convincere diverse persone del mio team che non erano convinte, ma per me era anche una questione di posizionamento: io esisto e oggi sono questa. Uscire dopo tanto tempo con un pezzo così forte, politico, carico e anche coraggioso è stato molto intenso emotivamente.

Prima di Kids Never Sleep, in scaletta hai messo Rave, un brano di denuncia sulla posizione del governo italiano in merito a questa sottocultura… Peraltro, mi sembra che demonizzandoli li abbiano fatti tornare sotto il nome di “free party”.
I rave non se ne sono mai andati. Se poi intendi il rave nel bosco, in mezzo al fango, tra lo schifo con i tossici, ecco, quelli non esistono quasi più – per fortuna. Esistono delle vie di mezzo, feste technazze dove i tossici ci sono comunque, ma almeno non sono in mezzo allo schifo. C’è anche gente ok. Sono feste “normali”, abusive ma non hardcore. Però, se io penso a un rave, penso proprio a quella situazione marcia, che oggi è quasi sparita.

Parliamo di Vinted, un pezzo hyperpop che si distacca dagli altri come mood…
Il brano è nato una sera con Estremo. Stavamo lavorando a un’altra traccia, che poi non è finita nel disco. Dopo una giornata intera, lui butta giù una mini traccia al computer e a me viene spontaneo scrivere: Ora vendo su Vinted tutta la mia tristezza. Io lo uso molto Vinted e mi è venuta proprio spontanea. È una canzone pazza che cita le Nike, Affari Tuoi, c’è di tutto lì dentro ed è totalmente mia.
Vuoi soltanto una hit, il tuo ultimo singolo, a primo ascolto sembra una provocazione, ma poi racconta una storia d’amore. Giusto?
È un pezzo super triste, ma musicalmente matto, spensierato, eccessivo. Il ritornello è tutto uguale, con sotto questo cassone. Io sono innamorata di questo pezzo.

Ho pensato più volte di vendere parti di me stessa su Vinted: la mia tristezza, i miei pensieri… una volta che qualcuno me li compra, io non ce li ho più! Pensa che bello!
Praticamente un episodio di Black Mirror!
Esatto! Ora li chiamo e divento ricca.
OKGIORGIO è uno dei nomi caldi del momento. Tu ci hai lavorato sin dal primo album. In questo avete prodotto Mi ami davvero, una canzone che mette in risalto il tuo lato più intimo e fragile. Sei d’accordo?
Sì, è vero. Mi ami davvero era uscita come singolo due anni fa, ma nel mood era perfetta per stare in questo disco. E poi mi sembrava giusto inserire un brano prodotto da Giorgio anche per un discorso di continuità e di estetica musicale.

Bimbi di Strada mi ha ricordato la mia infanzia in provincia: le bici, il quartiere che sembrava un’intera città, e noi che ci sentivamo un po’ ribelli…
Totalmente! È il pezzo che contiene di più i miei ricordi da adolescente. Ti racconto com’è nata: l’estate scorsa ho incontrato un amico della mia adolescenza, uno di quelli con cui facevo le cose che canto nel pezzo.
Scappavamo dall’oratorio, rubavamo le biciclette, pedalavamo di notte per chilometri, ci arrampicavamo nel canale svuotato. Quando l’ho rivisto – ed era stata una mia cotta – mi si è aperto questo mondo di ricordi, e ci ho scritto questa canzone. Ha anche un risvolto cupo: lui viene da un contesto difficile, da un brutto giro. Per questo canto: Non premere il grilletto, abbracciami. Sono ricordi adolescenziali con una vena malinconica e cupa.
Sì. È una critica all’industria discografica e alla società in generale, ma è anche una storia d’amore.
Te la passano alla radio?
Pur essendo un disco che rimane underground e non ha un’apertura popolare, è il pezzo che hanno passato di più. Ha avuto una buona ricezione, le piattaforme lo fanno girare. Credo sia perché è una canzone con un contenuto importante: è ambigua, la metafora la cogli se la vuoi cogliere.

Senti, ma ti sei spostata a Milano o sei forever brianzola?
Ma va, io sono monzese doc. A Milano non ci vivrei nemmeno gratis! Ho bisogno della mia dimensione, in un contesto più piccolo dove ci si conosce.
A Milano mi sentirei persa. Sono molto abitudinaria.
Pensa che ho la fortuna di avere le mie amiche d’infanzia che abitano ancora nel mio quartiere. Questo rende tutto ancora più familiare.
Che musica stai ascoltando ultimamente?
Faccio coming out e ti dico che in questo periodo sono ossessionata dai Beatles. Non ascolto altro. Ma è una cosa ciclica: ogni anno mi scatta il momento Beatles. Quando corro, quando mangio… non so, è un amore carnale.
Se dovessi scegliere un disco?
Let It Be. L’ultimo album, il più sofferto, dove emotivamente hanno tirato fuori sangue e carne. Ognuno di loro ha scritto dei pezzi e li metteva nel disco. Le mie preferite sono quelle di George Harrison, che era il più introverso.

Ultimo album di cui ti sei innamorata?
Quello di Lola Young. La amo alla follia. Mi piace una marea.
Ci vedremo al Pride a Milano? Quest’anno è importantissimo esserci!
La nostra comunità è sotto attacco. Io mi sento molto spaventata e cerco di non pensarci, ma la verità è che noi froci siamo spacciati!
Forse non ci rendiamo conto della deriva di destra che sta arrivando. C’è una retrocessione molto silenziosa, ed è questo che mi fa paura.
Parli del fatto che all’interno della comunità LGBTQIA+ non se ne parli? Perché io vedo tante persone molto indifferenti al nero che avanza… e non me ne capacito. Non parlo delle istituzioni, ma proprio dei ragazzi. È davvero una minoranza quella cosciente dei fatti…
Hai sollevato un ottimo punto di vista. Viviamo questo dilemma tra il soffrire per aver metabolizzato la realtà e il proteggerci cercando di non realizzare troppo quanto siamo spacciati, come meccanismo di difesa.
Se realizzi quanto il mondo ci odia, è devastante. Ma poi, che problemi hanno con noi tutti questi froci repressi? Perché sono tutti dei froci repressi quelli che ci odiano, diciamolo!Quindi hai ragione: quest’anno partecipare al Pride è un atto di lotta e di coraggio.
Ti saluto sognando un’edizione in vinile di Brianzola Issues!
Sarebbe stra-punk! Magari!

Photo Alex Vaccani with Alessandro Marzo

Prossimi live (in aggiornamento):
10/05 Verona – The Factory
14/05 Roma – Monk
15/05 Bologna – Locomotiv
24/05 Milano – Mi Ami Festival